Descrizione dell’ Arma

(BLASONATURA)

 

 

ARMA: di azzurro alla banda di argento caricata da tre crocette noderose legate di rosso.

 

Gli elementi che compongono lo Scudo simboleggiano:

 

- l’Azzurro del campo: Fermezza incorruttibile, Gloria, Virtù;

- la Banda: Cavalierato o alti gradi delle antiche milizie; Difesa o protezione;

- l’Argento: Amicizia, Equità, Giustizia, Innocenza, Purezza.

- la Croce: la Protezione della Fede.

- le Tre Croci: specifico riferimento alla SS.Trinità, l’accetta -zione come guida dei valori cristiani;

- Noderoso: Difficoltà che è stata incontrata nel compimento di una gravosa impresa la cui buona riuscita è attestata dal ramo reciso;

- Legato: termine indicante una legatura nel medio di una croce: l’interconnessione tra il compimento di una gravosa impresa e i criteri attuativi della stessa fortemente vincolati ai valori cristiani,

- il Rosso: il coraggio morale Militare e la magnanimità.

  

Breve Excursus
Storico - Araldico
 

1.    Le Fonti

 

Le fonti utilizzate per la ricerca sono stati i testi araldici:

-         le Trenta centurie di Armi Gentilizie” raccolte e descritte da Carlo PADIGLIONE,

-         il “Libro d’Oro della Nobiltà Italiana Edizione XVIII Volume XIX del Collegio Araldico di Roma,

-         le “Famiglie Nobili e Titolate del Napoletano” di Francesco BONAZZI.

-         Raccolte varie di Elenchi di Famiglie nobili e di Blasonasi italiani, spagnoli e francesi.

2.    Gli elementi acquisiti

Dalla ricerca non è emerso alcun dato e/o elemento che faccia riferimento, direttamente o indirettamente, alla Famiglia Marcoccio, di contro sono state rintracciate precise e dettagliate notizie il merito al Blasone della Famiglia, nello specifico:

 

a.   nelle “Trenta Centurie di armi Gentilizie”, alla pag. 39 trovasi, alla voce Bassecourt (DE), la descrizione della

 

ARMA: Di azzurro alla banda di argento caricata

da tre crocette annodate di rosso.(All.ti ‘a’);

 

b.  nel “Libro d’Oro della Nobiltà Italiana” alla pag. 171 trovasi la conferma che la Famiglia Bassecourt (DE), Marchesi è iscritta nel Libro d’Oro . (All.ti ‘b’);

 

c.   nella Seconda Parte del volume “Famiglie Nobili e Titolate del Napoletano” alla pag. 258 (All.ti ‘c’) sono state trovate le notizie più complete e più interessanti:

 

Bassecourt (DE), – “ Nobile originaria di Spagna, e decorata del tit. di Marchese concesso dal re di Napoli nel 1736, riconosciuto con D.Minis. del 1876 –

ARMA: Di azzurro alla banda di argento caricata da tre crocette noderose di rosso.

Per detto riconoscimento nell’ Elen.reg. si nota come spettatario del tit. di Marchese (pr) Vincenzo +, di Dionisio Alberto, di Francesco Maria, (marito di Elena Massimiliana Neville).”

3.    Analisi degli elementi acquisiti

Dall’analisi degli elementi acquisiti si deduce che:

 

a.  il Titolo Nobiliare e l’Arma, risultano concessi da Carlo VII di Borbone, Re di Napoli e di Sicilia, il 1736 a Vincenzo DE Bassecourt, famiglia di origine spagnola oggi estinta;

 

b.  la Famiglia DE Bassecourt risulta iscritta tra quelle riconosciute nei loro titoli con posteriori provvedimenti governativi non trovandosi notizie nello Almanacco nobiliare l’ Araldo, difatti il riconoscimento avvenne per  D.Minis. del Regno d’ Italia del 1876;

 

c.   nel Elenco regionale napolitano si nota che spettatario (primo titolare) del titolo fu Vincenzo e che lo stesso titolo sia, in esplicazione del Disposto (pr): trasmissibile ai primogeniti maschi, ed in difetto alla femina primogenita secondo la successione napolitana;

 

d.  la blasonatura dell’Arma è stata ricostruita in modo  inequivocabile e completo grazie alle descrizioni, tra loro complementari, riportate nei testi: le “Famiglie Nobili e Titolate del Napoletano” e le “Trenta Centurie di Armi Gentilizie”.

 

 

 

4.    Conclusioni

a.  Per quanto di pertinenza del titolo nobiliare:

facendo specifico riferimento al disposto previsto nella “successione napolitana” in merito alla trasmissibilità nobiliare, si può desumere e quindi asserire che la Famiglia MARCOCCIO abbia acquisito la titolarità nobiliare del marchesato ed il possesso della relativa Arma, sicuramente per effetto del precitato disposto, allorquando un  membro della Famiglia, in difetto di discendenti maschi nella Famiglia DE BASSECOURT (si conferma la sua effettiva estinzione tanto in Italia che in Spagna), contrasse matrimonio con la primogenita, in linea diretta di discendenza, di quella Famiglia.

Preso atto della intrinseca difficoltà di intraprendere una ricerca specifica sul succitato matrimonio a motivo della poca consistenza degli elementi di partenza e tenuto conto del poco tempo a disposizione, non si è intrapresa alcuna attività connessa.

 

b. La blasonatura dell’ Arma, corretta e precisa, risulta:

 

“Di azzurro alla banda di argento caricata da

tre crocette noderose annodate di rosso”

 

nulla invece, allo stato attuale, si è trovato in merito ad un eventuale Motto e/o Cimiero.

5.    Una Ipotesi Affascinante

Pur non avendo a disposizione alcun documento storico o una qualsivoglia notizia in merito alle motivazioni o agli eventi che determinarono la Concessione Regia del Titolo e della conseguente assegnazione dell’ ARMA, dalla disamina degli elementi araldici costitutivi dell’Arma medesima ed in considerazione che nei secoli XVIII e XIX, nelle concessioni di nuovi Titoli Nobiliari, gli elementi costitutivi dei relativi BLASONI tendevano a sintetizzare e ad evidenziare le motivazioni della concessione stessa, si possono formulare, a mero scopo dialettico, delle ipotesi verosimili in merito alle qualità morali ed alle attività di Vincenzo, spettatario del titolo, nonché alla natura stessa delle motivazioni che determinarono la reggia concessione del Titolo.

 

Dall’ esame del Arma, nel suo insieme, e da una attenta lettura dei suoi elementi costitutivi si evidenzia immediatamente che la concessione del Titolo non fu connessa al possesso, per reggia donazione o acquisto, di un feudo o ad un episodio specifico riferibile ad un evento bellico giacché il Marchesato non è legato ad alcun Predicato di luogo: nome di feudo, regione, città, contrada o quant’anche ad un generico toponimo; ma probabilmente all’ espletamento di una alta carica nello ambito delle attività relative alla vita politica o pubblica del Regno.

 

Vincenzo, spettatario del Titolo, con ogni probabilità potrebbe essere stato un alto Magistrato(?) Regio (argento), il quale, supportato da una  Fermezza incorruttibile (azzurro), affrontò gli oneri e le difficoltà del suo alto magistero a protezione dello Stato (banda) espletando le sue gravose funzioni mirabilmente (i rami poderosi recisi) con magnanimità (rosso) ed ispirandosi costantemente e fortemente ai valori cristiani (le tre crocette legate).

 

 6.    La Famiglia   de Neville

A completamento di una breve quanto doverosa ricerca, una nota in merito ad Elena  Masimiliana  Neville, moglie di Vincenzo spettatario del Titolo: Ella appartenne ad una Antica e Nobile famiglia Francese come confermato nello:

« Armorial universel de Gerle»

 

al Folio 57v, la Famiglia è ancora oggi presente in Francia.

 

 

Armorial de Gelre
Armorial Universel

Folio 57v

 

587. Jean de Neville
Die H. v. Nevile

Description :
De gueules, au sautoir d'argent.

Cimier :
Une tête de boeuf, langué et accorné de gueules ; avec une couronne de sable.

 

ARMA: di rosso alla croce di Sant’Andrea (decusse) d’argento.

 

CIMIERO: una testa di bufalo in riscontro lampassato e

cornato di rosso, coronato di nero.(All. “d” )

 

 

http://heraldique.armoriaux.free.fr/Gelre/5

 

 

PERSONAGGI:     

 

 http://www.artistaingalleria.com/conte_neville.htm

  

Conte Rafael  Neville di Berlanga      pag.11        Lista ritratti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 http://it.music.yahoo.com/021118/207/210a1.html

 

Domani In Scena: Neville Marriner Dirige La Filarmonica Della Scala


 

Martedì 19 novembre 2002 alle ore 20 presso il Teatro degli Arcimboldi di Milano, il direttore inglese Sir Neville Marriner dirige l'Orchestra Filarmonica e il Coro del Teatro alla Scala.

Per ulteriori informazioni visita www.promart.it

 

 

La Famiglia   Marcoccio

 

Etimologia- Dislocazione - Consistenza

 

1.    Premessa

Scopo della presente ricerca analitica è stato quello di rintracciare l’origine etimologica ed eventuali sue mutazioni, la consistenza, il paese di origine della Famiglia, e la distribuzione sul territorio del cognome MARCOCCIO, nonché la frequenza dello stesso in ambito nazionale.

Ciò premesso, al fine di permettere una più immediata ed aderente valutazione dei dati raccolti ed elaborati, si è ritenuto utile fornire, nell’ultimo capitolo di questa ricerca, alcuni elementi comparativi di base, a carattere generale e nazionale, in merito a: Etimologia e Mutazioni, Consistenza, Classificazione e Frequenze dei cognomi in Italia.

2.    Etimologia

Sotto l’aspetto etimologico il cognome MARCOCCIO è un patronimico che ha come etimo il nome personale Marco, che continua l’antico praenomen latino Marcus (da *Marticos, derivato di Mars Martis, propriamente “ dedicato, sacro al dio Marte ”) del quale è un derivato accrescitivo con l’aggiunta del suffisso – occio.

Tra le varie forma derivanti dal nome Marco: il cognome Marchi è il più frequente, numerose le varianti, gli alterati e derivati ed i composti, diffusi in tutta Italia, con varia distribuzione e frequenza, secondo le varie forme(All’.ti “e“)[1].

 3.     Consistenza, Diffusione e Luogo di Origine.

a.  Le fonti di ricerca

Per la ricerca della consistenza, della diffusione sul territorio nazionale e del luogo di origine del cognome si è preso, a base della ricerca i dati ricavati dall’Archivio Utenze SEAT, che, pur non fornendo una attendibilità assoluta, nella fattispecie rappresenta una fonte impareggiabile ed insostituibile; basti considerare che le utenze dell’Archivio Utenze SEAT, nettate di quelle con forme societarie, a tutto maggio 2002, ammonta a 20.112.690, che rappresentano il 35% degli oltre 57 milioni di italiani residenti[2].

b. Le forme cognominali similari.

Al fine di disporre di un spettro di dati più ampio e perciò sicuramente più attendibile, si sono esaminati ed elaborati i dati relativi alla forma base ed a tutte quelle similari, che presentano fenomeni di mutazione nel suffisso.

Nella fattispecie sono state prese in esame tre forme cognominali, le quali hanno in comune l’etimo Marcus ed il lemme MARC + il suffisso OCCIO o uno dei suoi derivati, che sono state esaminate approfonditamente:

-          la forma femminile MARCOCCIA  presente con 401 nuclei distribuiti in 54 comuni di 19 province in 11 regioni;

-          la forma maschile MARCOCCIO presente con 98 nuclei distribuiti in 43 comuni di 17 province in 10 regioni;

-          la forma plurale MARCOCCI presente con 222 nuclei distribuiti in 72 comuni di 29 province in 15 regioni;

ed una quarta sempre dal lemme MARC + il suffisso OCCHIO o uno dei suoi derivati, che sono state esaminate solo per conoscenza:

-          la forma femminile MARCOCCHIA  presente con 8 nuclei distribuiti in 3 comuni di 3 province in 2 regioni;

-          la forma maschile MARCOCCHIO presente con 10 nuclei distribuiti in 3 comuni di 2 province in 2 regioni;

-          la forma plurale MARCOCCHI  presente con 22 nuclei distribuiti in 12 comuni di 8 province in 3 regioni;

c.  Raccolta ed elaborazione dei dati.

La elaborazione, diretta e/o per comparazione, dei dati raccolti, relativi alla distribuzione sul territorio nazionale dei nuclei familiari di ciascuna delle quattro forme cognominali, si è concretizzata nella compilazione delle sottoriportate schede informative.

Va precisato che, nella fattispecie, i dati delle Famiglie residenti nella città di ROMA non sono stati presi in esame nel loro valore assoluto, ma solo in percentuale ed in modo complementare, poiché, trattandosi della Capitale, il flusso di emigrazione interna, legato a motivi di impiego nelle strutture statali, nell’arco di oltre un secolo ed ancora ai giorni nostri, ha determinato una presenza di nuclei famigliari a volte così rilevanti da indurre in valutazioni errate o viziate, stesso criterio si è adottato, con percentuali differenziate, per i capoluoghi di regione e di provincia.

Inoltre, preso atto dell’elevato numero di dati raccolti ed elaborati, al fine di fornire contestualmente alla lettura gli elementi di raffronto più salienti, si riportano solamente gli abachi contenenti il numero dei comuni per numero di Famiglie residenti ed i nomi dei Paesi in cui risiedono i nuclei familiari più cospicui dei quali si riportano i relativi valori assoluti e percentuali, per un quadro più esaustivo si rimanda ai grafici negli allegati (All. ‘X_Cognomi Generali‘).

 

 

(1)     Il Cognome MARCOCCIA

E’ un matronimico derivato dall’etimo personale Marco, del quale è un accrescitivo con  l’aggiunta del suffisso – occia,.

Con i suoi 401 nuclei è la più numerosa delle tre forme cognominali prese in esame, come è facile osserva è un cognome fortemente localizzato e accentrato in una area ristretta e ben definita: il Lazio con il 95,5% (383/401 in 38 comuni) dei nuclei familiari, specificatamente nella provincia di Frosinone con il 73,6% (295/401 in15 comuni) e soprattutto nel suo immediato circondario: nei comuni di VEROLI con il 27% (108/401), di  Frosinone con il 20,4% (82/401), di Alari con il 10% (40/401), di Ceprano con il 6% (24/408) e Feretino con il 5% (21/408) ; del restante 31,6% (126/401): il 9% (37/401) in Roma ed il 23,6% (96/408) disseminato in tutta la penisola in10 regioni per complessivi 48 comuni, dei quali 31 con un solo nucleo; presenta una accentuata densità abitativa con il coefficiente del 77,8% (312/401) in 9 comuni tutti nella provincia di Frosinone, del 14,5% (58/401) in 17 comuni e del 7,7% (31/401) in 31 comuni sparsi in tutta Italia (All. ‘It1’)

- MARCOCCIA -

Paesi

Famiglie

Città

Famiglie

%

1

108

03029 VEROLI (FR)

108

26,93267

1

82

03100 FROSINONE (FR)

82

20,44888

1

40

03011 ALATRI (FR)

40

9,975062

1

37

00100 ROMA (RM)

37

9,226933

1

24

03024 CEPRANO (FR)

24

5,985037

1

21

03013 FERENTINO (FR)

21

5,236908

1

7

00034 COLLEFERRO (RM)

7

1,745636

1

6

00048 NETTUNO (RM)

6

1,496259

1

5

00042 ANZIO (RM)

5

1,246883

3

4

03014 FIUGGI (FR)

4

0,997506

6

3

03020 TORRICE (FR)

4

0,997506

5

2

04020 MONTE S. BIAGIO (LT)

4

0,997506

31

1

00031 ARTENA (RM)

3

0,74813

(2)     Il Cognome MARCOCCIO

Come detto in precedenza è un patronimico accrescitivo dell’etimo personale Marco con l’aggiunta del suffisso – occio;

Con i suoi 98 nuclei è la meno numerosa delle tre forme cognominali prese in esame, pur essendo un cognome abbastanza localizzato non è accentrato in quanto interessa una ampia e poco definita area; è localizzato nel Lazio con il 70,5% (69/98 in 24 comuni) dei nuclei familiari, specificatamente nella provincia di Roma con il 30,6% (30/98 in 10 comuni) di cui Roma città con il 17,3% (17/98)[3],nella provincia di Frosinone con il 29,6% (29/98 in 8 comuni) ed in particolare, nel suo immediato circondario, nel comune di ARCE con il 21,4% (21/98); del restante 71,3% (60/98): il 6% (6/98) in Catania ed il 53% (54/98) è sparso in tutta la penisola in10 regioni per complessivi 40 comuni dei quali 30 con un solo nucleo; presenta una bassissima densità abitativa con il coefficiente del 38,8% (38/98) nei 2 comuni del Lazio: Roma[4] ed Arce, del 30,6% (30/98) in 11 comuni e del 30,6% (30/98) in 30 comuni sparsi in tutta Italia (All. ‘It2’).

 

- MARCOCCIO -

N. Paesi

N. Famiglie

Paesi

Famiglie

%

1

21

03032 ARCE (FR)

21

21,42857

1

17

00100 ROMA (RM)

17

17,34694

1

6

95100 CATANIA (CT)

6

6,122449

1

4

00048 NETTUNO (RM)

4

4,081633

2

3

04018 SEZZE (LT)

3

3,061224

7

2

04100 LATINA (LT)

3

3,061224

30

1

00054 FIUMICINO (RM)

2

2,040816

  

(3)     Il Cognome MARCOCCI

E’ un patronimico derivato dall’etimo personale Marco, del quale è un accrescitivo con  l’aggiunta del suffisso– occi, in modo esemplificativo è la forma plurale o genitivale, ove si sottintende “ della famiglia dei Marcoccia/o ”.

 

L’estrapolazione e l’elaborazione dei dati sono risultate particolarmente complesse ed articolate ed hanno richiesto approfondimenti specifici.

 

Sono stati trovati 222 nuclei familiari, schizzati a macchia di leopardo in 72 comuni di 29 province in 15 regioni, la percentuale maggiore di nuclei si riscontra nel Italia centrale con il 83,3% (185/222), delocalizzata in 48 paesi di 13 province in 5 regioni.

Nei particolari più significativi:

-         Toscana: il 36,5% (81/222) in 27 paesi di 5 province tra le quali:

·         Siena con il 23%(51/222) in13 paesi dei quali:

.. Montepulciano con il 6,3% (14/222),

.. Torretta di Siena con il 4,5% (10/222),

.. Siena con il 3,2% (7/222),

·         Firenze con il 8%(18/222) in 7 paesi dei quali:

.. Firenze con il 3,2% (7/222);

-         Lazio il 31% (69/222) in 14 paesi di 4 province tra le quali:

·         Roma con il 24,8% (55/222) in 7 paesi di cui:

.. Roma con il 19% (42/222),

·         Latina con il 4,5% (10/222 in 10 paesi)

-          Abruzzo il 13% (29/222 in 5 paesi di 2 province) tra le quali:

·         L’Aquila con il12,2%(27/222) in 3 paesi di cui:

.. L’Aquila con lo 11,3% (25/222) (All. ‘It3’).

 

 

 

Altri dati, molto significativi ed immediati, si evincono dai rapporti, sia in valore assoluto sia in percentuale, della densità del numero di famiglie residenti per paese e del numero di paesi per famiglie residenti, la dove si evidenzia la dispersione disomogenea dei nuclei familiari sul territori:

-         il 18%(40/222) dei nuclei risiede nel 54,8% (40/73) dei paesi con 1 nucleo per paese,

-         il 12,6%(28/222) dei nuclei, risiede nel 19,2% (14/73) dei paesi con 2 nuclei per paese,

-         il 18,7%(64/222) dei nuclei, risiede nel 20,5% (15/73) dei paesi con 3-4-5-7 nuclei per paese,

per un totale pari al 59,5%(132/222) dei nucleiche risiedono nel 94,5%(69/73) dei paesi con una media grezza di 1.9 nuclei per paese, a fronte di un 40,5%(90/222) dei nuclei che  risiedono nel 5,5%(4/73) dei paesi rispettivamente con 10-13-25-42 unità, una media grezza di 22.5 nuclei per paese e una delocalizzazione in  3 regioni.

 

 

- MARCOCCI -

Densità N. Famiglie X Paesi - N. Paesi X Famiglie

%  Fam. X Pae.

Tot. Famig.

Fam. X Pae.

Paesi

%  Pae. X Fam.

18,01801802

40

1

40

54,79452055

12,61261261

28

2

14

19,17808219

15,76576577

35

3<>4

10

13,69863014

13,06306306

29

5<>7

5

6,849315068

40,54054054

90

10-13-25-42

4

5,479452055

 

 

 

 

 

100

222

 

73

100

 (4)     I Cognomi MARCOCCHI e sue Varianti

Le tre forme derivano anche esse dall’etimo personale Marco, del quale sono accrescitivi con l’aggiunta, rispettivamente, dei suffissi – occhi – occhia – occhio.

Tenuto conto del loro esiguo numero di nuclei familiari e della loro localizzazione sul territorio si può ritenere che:

-         la forma MARCOCCHI, accentrata in Lombardia, sia originaria di CREMONA e sicuramente è una forma autoctona ed autonoma;

-         la forma MARCOCCHIA, accentrata nel Lazio è sicuramente una variante per corruzione fonetica o grafica della forma MARCOCCIA;

-         la forma MARCOCCHI, accentrata nel Friuli e più precisamente nel paese di ZOPPOLA (PN) e nella frazione di Castions per complessivi 8 nuclei su 10, è una classica forma autoctona ed autonoma;

pertanto non presentano alcun elemento di interesse, si riporta a solo scopo conoscitivo l’abaco:

  

CITTA'

Provin

Famig

 

 

 

MARCOCCHI

 

 

25100 BRESCIA (BS)

BS

1

26030 GADESCO PIEVE DELMONA (CR)

CR

1

26041 CASALMAGGIORE (CR)

CR

1

26100 CREMONA (CR)

CR

6

47042 CESENATICO (FO)

FO

1

20059 VIMERCATE (MI)

MI

1

20094 CORSICO (MI)

MI

1

20100 MILANO (MI)

MI

2

46100 MANTOVA (MN)

MN

1

06049 SPOLETO (PG)

PG

4

43100 PARMA (PR)

PR

2

27012 CERTOSA DI PAVIA (PV)

PV

1

Città n. 12

8

22

 

 

 

MARCOCCHIA

 

 

00100 ROMA (RM)

RM

5

04016 SABAUDIA (LT)

LT

2

10020 PECETTO TORINESE (TO)

TO

1

 

 

 

Città n. 3

3

8

 

 

 

MARCOCCHIO

 

 

33074 FONTANAFREDDA (PN)

PN

1

33080 CASTIONS fraz. di ZOPPOLA (PN)

PN

5

33080 ZOPPOLA (PN)

PN

3

35100 PADOVA (PD)

PD

1

 

 

 

Città n. 3

2

10

 

 

 

 

 d.  Analisi dei dati

Dall’analisi dei dati raccolti ed elaborati si evince, per ciascuna delle singole forme, che:

(1)      MARCOCCIA: con una consistenza di 401 nuclei, senza dubbio è la forma cognominale originaria, sicuramente ha avuto origine nel comune di VEROLI, comune con la massima densità pari al 27% (108/401), si è sviluppata e radicata nella provincia di Frosinone, e, data la sua alta densità abitativa relativa pari al 77,8% (330/401) in 6 comuni tutti nella provincia di Frosinone, solo in un passato abbastanza recente, si è propagata al di fuori di questa provincia, poiché quel 14,5% (58/401) in 17 comuni, di cui solo due al di fuori del Lazio, è dovuto ad emigrazioni di terza e/o seconda generazione, mentre il restante 7,7% (31/401) in 31 comuni sparsi su tutto il territorio è scaturito da emigrazioni di prima generazione recentissime (All. ‘Fr’ e ‘It1_Marcoccia’).

(2)  MARCOCCIO 

In considerazione che:

-         è presente con un esiguo numero di nuclei, appena 98 , distribuiti in 43 comuni di 17 province in 10 regioni;

-         pur essendo localizzato nel Lazio con il 70,5% (69/98 in 24 comuni), non ha un'area specifica di accentramento ma solo un'area di addensamento nella provincia di Frosinone, nella quale ricade il comune di ARCE, comune con la massima densità pari al 21,4% (21/98),

-         presenta una bassissima densità abitativa:

·       1/3  in 2 comuni di cui uno è Roma,

·       1/3  in 11 comuni con nuclei da 6 a 2,

·       1/3  in 30 comuni con 1 nucleo,

-         ha la precitata zona di addensamento coincidente con la zona di accentramento della forma MARCOCCIA (All. ‘ Fr‘),

si può, con tutta tranquillità, asserire che la forma cognominale MARCOCCIO è una variazione della forma MARCOCCIA addensatasi, in un passato non molto lontano, in quel di ARCE, sia per traslazione femminile-maschile sia per corruptio scripti, e solo di recente si è propagata al di là questo paese, poiché quel 30,6% (30/98) in 11 comuni con nuclei da 6 a 2 e soprattutto quel restante 30,6% (30/98) in 30 comuni con un solo nucleo sparsi in tutta Italia, sono sicuramente da attribuirsi ad emigrazioni di prima generazione recentissime, eccezion fatta per i 6 nuclei di Catania che sicuramente sono almeno di seconda o terza generazione e dai quali, probabilmente per emigrazione successiva, traggono origine i 2 di Acireale ed i 2 di Palermo (All. ‘It2_Marcoccio’).

(3)      MARCOCCI

In considerazione che:

-         i suoi 222 nuclei familiari, risultano schizzati a macchia di leopardo in 72 comuni di 29 province in 15 regioni,

-         la densità abitativa maggiore si riscontra:

·          nell'Italia centrale con il 83,3% (185/222), delocalizzata in 48 paesi di 13 province in 5 regioni;

·          nelle regioni: Toscana con il 36% (81/222), Lazio con il 31%(69/222) ed Abruzzo con il 13% (29/222);

·          nei comuni di: Roma con il 19%(42/222), L’Aquila con lo 11,3%(25/222), Montepulciano con il 6,3% (14/222) e Torretta di Siena con il 4,5% (10/222), tutti caratterizzati da densità basse;

-         la dispersione o meglio la polverizzazione disomogenea dei nuclei familiari sul territorio si evidenzia e si sintetizza nei suoi valori estremi con:

·          il 59,5%(132/222) dei nuclei nel 94,5%(69/73) dei paesi, con una delocalizzazione in 69 comuni ubicati in 15 regioni ed una media grezza di 1.9 nuclei per paese,

·          il 40,5%(90/222) dei nuclei nel 5,5%(4/73) dei paesi rispettivamente con 10-14-25-42 unità ed una delocalizzazione in 3 regioni, ed una media grezza di 22,5 nuclei per paese;

si può ritenere, verosimilmente, che all’origine della forma cognominale MARCOCCI ci possano essere:

-         una variazione plurale e/o genitivale delle forme dei Marcoccia/o, per una percentuale dei nuclei del Lazio, della Campania e di qualche altra località;

-         una forma autoctona ed autonoma per i nuclei:

·          dell’Abruzzo dove la città dell’Aquila oggi, con il 11,3%(25/222)[5], è il comune con la densità maggiore; ma analizzando i dati inerenti alle emigrazioni negli U.S.A. tra il 1892 ed il 1924, maggiori dettagli nel capitolo omonimo, si è riscontrata una consistente emigrazione, 13 unità, da Camarda, piccolissimo borgo a circa 10 Km dall’Aquila;

·          della Toscana, dove la provincia di Siena è la zona di massimo accentramento con il 30% in 13 comuni tra i quali Montepulciano che ha una densità del 6,3% (14/222) (All.  It3_Marcocci)

 e.   Frequenza a livello nazionale.

I cognomi in Italia, sommando le microvariazioni grafiche, ammontano a circa 35 mila[6], ma quelli più significativi, che hanno almeno 50 nuclei familiari, sono di poco inferiori ai 14.000 e derivano, nella quasi totalità, da 1776 lemmi o basi cognominali[7].

Le tre forme cognominali con le frequenze rispettivamente di appena 40198222, denotano cognomi a bassissima frequenza, che si collocano nella parte finale del secondo settore della Classifica Nazionale delle frequenze dei Cognomi Italiani, nell’ordine al 4142° - 4445° - 4321° posto su 4542 complessivi (All.’X_Cognomi Gener’)

Una nota: una frequenza molto bassa non denota obbligatoriamente un cognome di recente formazione, a titolo di esempio il cognome AMICARELLI con una frequenza di 107, che lo colloca al 4436°, posto è documentato alla fine del XVI° secolo: il primo dato storico rintracciato si riferisce all’atto di battesimo datato 1628, in quel di Agnone (IS) di tale Francesco figlio di Agustino Amicarelli di anni 36, quindi nato intorno al 1592, ed il cognome ANTIFORA con appena 80 nuclei e il 4463° posto, è documentato alla fine del XV° secolo: il primo dato storico rintracciato si riferisce all’atto di battesimo datato 1498, in quel di Bari, di tale Colastefano figlio di Petropaulo de Antifora di anni 24, quindi nato intorno al 1474.

f.    Conclusioni riassuntive.

Il cognome MARCOCCIO, è senza dubbio un patronimico scaturito, per traslazione femminile-maschile e/o per corruptio scripti, dal più antico matronimico MARCOCCIA, questa nuova forma si sviluppò quasi certamente nel comune di VEROLI, come si evincerebbe dai dati sull’immigrazione sotto descritti, successivamente si addensò nel comune di ARCE, radicandosi nella provincia di Frosinone.

A fronte di un molto esiguo numero di nuclei familiari (frequenza), appena 98, presenta una bassissima densità abitativa perché gli stessi nuclei, pur localizzati per il 70,5% nel Lazio, sono suddivisi in 43 comuni di 17 province in 10 regioni.

4.    L’ Emigrazione

Una breve ricerca ha permesso di rintracciare per tutte e tre le forme cognominali i dati riferiti al periodo della massima emigrazione vero gli U.S.A., nei registri di ingresso degli Emigrati in USA di Ellis Island, dal 1892 al 1924; complessivamente risultano:

-     227 movimenti migratori,

-     190 nomi di emigranti, tra questi, con una più accurata cernita, risulteranno sicuramente altre omonimie.

Per la Famiglia MARCOCCIO hanno conosciuto il travaglio della emigrazione, 20 emigrati: 17 uomini e 3 donne, i nuclei più significativi partirono 6 da ARCE e 7 da VEROLI;

per un quadro più completo si rimanda all’allegato

 (All. ’USA Ellis’)

Dall’ esame dei dati raccolti emergono:

-     una commistione tra le varie forme che si trasformano le une nelle altre come Marcoccia che si trasforma in Marcoccio e viceversa anche per lo stesso soggetto;

-     formazioni di nuove forme corrotte come MARCACCIO o MARROCCIO ed altre;

-     una indeterminazione per i paesi di provenienza la dove un soggetto una volta risulta originario di un paese, un’altra volta di un altro;

-     casi, nello stesso documento, dove il soggetto ha un cognome ed il fratello ed il padre ne hanno un altro;

-     deformazioni dei nomi propri;

tutto questo scaturì dalla difficoltà di comunicazione tra gli emigranti e gli addetti alle registrazioni di imbarco ed alle grafie non sempre leggibili, a volte solo da interpretare.

Da tutto ciò ne deriva una complessità tale che, qualora fosse di interesse, si dovrebbe approfondire l’esame di tutti i documenti di imbarco ed effettuare dei riscontri in loco, in allegato sono riportati tutti i documenti dei MARCOCCIO ed in più quelli delle altre forme che presentavano evidenti discordanze,.

Un caso particolare, tra gli altri, un soggetto registrato sul cartellino di sbarco come Girolamo Marcoccia, di Zappola (Pordenone) di anni 36, il 14 maggio 1906 sbarcato dalla nave “La Bretagne” proveniente da Le Havre Seine-Inferior France, sul foglio di imbarco risulta invece quale MARCOCCHIO Girolamo.

 

Il Cognome

 

Genesi e Sviluppo e Stabilizzazione

1.  Ab Origine

Nell'antichità una persona era identificata con un solo nome, tale costumanza si usò anche dai Greci presso cui però, prima solo i poeti, ad imitazione di Omero, e poi gli scrittori, usarono affiancare al nome di un popolo le vantate discendenze da un dio o da un re, così Eraclidi furono detti gli Spartani e Agidi i Lacedemoni, perché discendenti i primi da Ercole ed i secondi dal re Agi, ed a quello di una persona il nome di un antenato o del padre, così Ulisse fu detto il Laerziade ed Achille il Pelide, ma questi appellativi, che sono detti appunto PATRONIMI, furono inventati ed usati al fine di esaltare quei popoli e lodare quegli antichi Eroi, come discendenti che da illustri Ceppi trassero i natali; ne furono usati mai per cognominare universalmente le persone e differenziarle tra loro.

Inoltre, nell'antica Grecia a volte:

-        i Re si trovano menzionati dagli storici, così anche nelle  monete, con un soprannome, a volte due o anche tre, che o furono da essi presi, o a loro dati dai Popoli per varie ragioni come per esempio:

Antioco, ultimo re di Siria si fece chiamare Asiatico perché educato in Asia ;

Antigono XIV° re dei Macedoni poiché molto prometteva e poco adempiva, dal popolo, come narra Plutarco, fu soprannominato Dosone da  Dwsw ( darò, futuro primo del verbo Didwmi);

-        i plebei venivano appellati con soprannomi che ne richiamavano pregi o difetti dell'animo o del fisico così: tale Cimone Ateniese fu soprannominato Coaleno, stolto, per i suoi vizzi; tale Focione fu detto il Buono per il bene fatto al popolo e così Laide, donna di partito, fu detta Ena (da Axnh  accetta, scure) per le sue rustiche ed efferate maniere, come ci dice Aristofane;

ed anche questi soprannomi non furono mai tramandati o presi dai figli come segno di differenziazione ne tanto meno furono usati a modo di cognomi.

 

Presso i Romani da un solo nome iniziale si passò a due e ben presto a tre per cui prese forma e si consolidò una formula agnonomastica costituita da tre elementi:

-        un praenomen, che rappresentava il nome proprio personale,

-        un nomen, che, rifacendosi al primo Antenato, designava l'appartenenza ad un grande gruppo familiare, ad una Gens, perciò detto propriamente Gentilizio,

-        un cognomen che in origine individuava una singola Famiglia all'interno di una stessa Gens, i cui membri erano detti Agnati;

a questi termini si aggiungeva, a volta un agnomen, un quarto "nome aggiunto", che indicava per lo più una particolare caratteristica o evidenziava un evento o una azione.

Ad esempio esaminando le generalità complete di

 

 Publio Cornelio Scipione l'Africano avremo:

-        Publio : prenomen, nome proprio,

-        Cornelio: nomen, della Gens Cornelia,

-        Scipione: cognomen, della famiglia Scipione della Gens Cornelia,

-        Africano: agnomen, soprannome datogli per aver sconfitto i Cartaginesi in Africa.

Questa distinzione tra Gente e Famiglia, da cui nacque quella tra Gentili ed Agnati, fu tenuta in gran conto e rigidamente osservata dai Romani, tanto che nelle Leggi delle XII Tavole, la dove si fa riferimento ai beni di un defunto è sancito che:

 

"Si intestato moritur, cui suus Heres nec erit, Agnatus proximus familiam habeto; si Agnatus nec erit, Gentilis familiam heres nancitur."

 

cioè se un cittadino romano moriva senza aver fatto testamento (ab intestato) nei suoi beni, qualora mancavano gli eredi, gli Heres (cioè quelli che erano stati sotto la patria potestà del defunto), dovevano succedere i prossimi Agnati, e mancando anche costoro, i Gentili.

 

Con la caduta dell'impero romano, dal quinto all'undicesimo secolo l'Italia fu invasa da Vandali, Visigoti, Eruli, Goti, Longobardi, Saraceni e Normanni, divenne oggetto di preda, di sacco e delle furie di ininterrotte guerre tra gli invasori, e non vi furono altro se non eccidi, desolazioni e città arse o distrutte; e, come dice Gennaro GRANDE [8]:

 

" Allora le famiglie di questo Regno spente o dissipate; dappoichè i regnicoli da un paese in un altro fugendo per campar della morte, della schiavitù, o della vessazione continua dei nemici, o costretti a lasciar la patria incenerita, o devastata, le più volte perdevano non che i poderi,  e le suppellettili, ma eziandio i congiunti, gli amici, ed i paesani o in guerra estinti o in servitù menati, o nella fuga dispersi; e trovavansi perciò sovente padri senza figli, mogli senza mariti, chi strappato dalla madre, chi allontanato dai fratelli, chi privo di tutti i suoi."

 

Tanti e si gravi sconvolgimenti, l'impossibilità di mantenere le pubbliche e private memorie, l'uso dei popoli invasori di un solo nome, e non ultimo l'identificarsi dei primi Cristiani con il solo nome, a similitudine degli Atti degli Apostoli e dei Martiri, fecero a poco a poco perdere i retaggi e le genealogie delle famiglie così ché cadere in disuso i cognomi stessi che le distinguevano.

Con l'avvento dei Normanni, tra la fine dell'undicesimo secolo e l'inizio del dodicesimo, grazie ad un lungo periodo di relativa tranquillità, si andò ricostruendo lentamente uno stato, si formarono perciò classi di funzionari di governo, di giustizia, di uomini d'arme con feudi, per i quali si ebbe la necessità di distinguerli gli uni dagli altri.

Tali distinzioni all'inizio furono attuate usando il nome del padre, donde si ebbe che i primi cognomi, in senso lato del termine, altro non furono se non i Patronimi, in un secondo tempo si trassero dal nome della madre, dei fratelli, dai vari uffici, cariche e dignità, dal titolo o dal feudo di ciascuno, e successivamente dalla paese d'origine, dalla professione o mestiere e dai soprannomi.

Per quanto attiene i soprannomi questi  non sempre sono da intendersi scaturiti da qualche buona o cattiva qualità dell'animo o del corpo, o da qualche azione fatta, o da qualche fortuito avvenimento, ma spesso derivavano dall'uso introdotto dai Notari di quei tempi, i quali dopo aver scritto negli atti i nomi dei contraenti e dei testimoni, per meglio renderli noti e distinguerli dagli altri omonimi, solevano materialmente soprascrivere sul nome di questi il nome della patria, o del padre, o del mestiere od altro.

Per mera curiosità ed a conferma di questa usanza propria dei Notari si riporta in merito quanto e come scritto in un Giudicato, nella Cronica di Casaurea in Addis, del 1028, dove tra l'altro è scritto:

 

      ".... et querelati sunt super Walteri, qui supernomen vocatur Aczo........//......

                   de Agone        de Bosco            Corallo             Faber          de Montinac

      et alteri   RUPE  et  Willelmo  et  JORDANO  et  AMONE  et  TECBANDO

      et Rustico Comes, qui rectum nomen Atto vocatur........

      (e nella sottoscrizione)

      ....  + signum manus Attonis, qui supranomen Rustico vocatur" [9]

Questo processo di introduzione e diffusione dei cognomi fu tuttavia molto lento: all'inizio fu limitato alle sole classi emergenti quali i nobili, i cavalieri, i prelati, gli alti dignitari ed i funzionari, poi ai mercanti, a motivo dei loro commerci, ed oltre agli artigiani e solo molto più tardi, alle classi meno abbienti, si andò affermando a partire dai grandi centri e si espanse in special modo in quelli rivieraschi già alla fine del XV secolo.

Per alcuni secoli, e certamente fino al XIX secolo, i soprannomi di famiglie, diversi da quelli individuali, in quanto anch’essi trasmissibili, si sono affiancati, sovrapposti, confusi e talvolta sostituiti ai cognomi stessi.

In ultima analisi, i cognomi così come li conosciamo oggi, specie nelle regioni più lontane dai grandi centri e più isolate, si sono fissati tra il XVIII e XIX secolo, ed in alcune località, solo dopo l’Unità d’ Italia, con la creazione delle anagrafi comunali su tutto il territorio nazionale; in merito va doverosamente sottolineato che nelle regioni dell’ Italia meridione, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, e taluni non solo lo pensano ma lo scrivono anche, la stabilizzazione dei cognomi si ebbe, nel peggiore dei casi, almeno un secolo prima che nel resto della penisola.

 2.  Il Cognome nella Penisola Italica.

Gli studiosi concordano sul fatto che la prima vera apparizione dei cognomi, nella penisola italica ed in Europa, si ebbe nella repubblica di Venezia, la dove già prima dell'anno 1000, si può parlare di un secondo nome trasmesso ai figli, dunque di un Cognome[10]; successivamente si ha testimonianza nella provincia di Capitanata, ai tempi dello Imperatore Federico II[11], tra il 1220 ed il 1246, la dove appaiono le prime forme di identificazione assimilabili ai Cognomi; ed infine in Toscana tra il XII e XIII secolo, di cui esiste un materiale storico onomastico particolarmente ricco, il secondo nome è ben presente, soprattutto nelle città[12], di questi nomi sono tramandati in moltissimi cognomi moderni.

 3.  Le Fonti onomastiche

Le fonti onomastiche antiche più importanti ed indispensabili per le ricerche, nella penisola italica, sono:

a.         I Registri dei Renitorum

Ovvero i registri dei battezzati, custoditi nelle Chiese Madri di tutti i paesi del meridione, registri che troviamo, all'inizio solo nelle diocesi più importanti: i più antichi risalgono alla fine del 1400, a Bari il primo registro data l'anno 1498; successivamente, a partire dal 1563, presso ogni fonte battesimale ove fu fatto obbligo a tutti i parroci di tenere i registri dei battezzati in esecuzione di una disposizione approvata nelle sessioni 23, Cap.1 e 24, Capp.1 e 2 del " De Reform." del Concilio di Trento; si tenga presente che, a quei tempi, in ogni paese vi era un solo fonte battesimale, tale disposto fu attuato però tanto lentamente da trovare piena applicazione presso tutte le parrocchie solo all'inizio del XVIII° secolo, in effetti le date dei primi registri variano da luogo a luogo, a titolo informativo: dal 1604 di Mirabella Eclano al 1722 di Lacedonia.

b.        I Libri dei Fuochi

Registri che, per disposto del Viceré di Napoli il Card. Pedro di Toledo, a decorrere dal 1557 e successivamente, con cadenze variabili da paese a paese, dovevano essere redatti a cura dei parroci, e che altro non erano se non una vera e propria istantanea della composizione di ciascun nucleo familiare dei cui componenti si riportava nome e cognome, età e grado di parentela con il capo famiglia, a volte il soprannome, la professione ed inoltre si indicava l'ubicazione dell'abitazione e del suo proprietario.

 

c.         Gli Onciari,

registri che, per effetto della riforma tributaria avviata nel decennio 1740-1750 da Carlo VII di Bordone, tutte le Università del regno di Napoli, gli attuali Comuni, dovettero compilare in relazione alla popolazione residente in ogni singolo paese, erano redatti per nuclei familiari, in cui era riportato, per ogni abitante: il carico fiscale derivante dal possesso di fondi rustici, fondi urbani, animali, capitali e beni producenti reddito, da enfiteusi e lavoro, nonché i canoni ed i censi versati per l'uso delle terre; registri così denominati in quanto le valutazioni catastali dei beni ed il relativo importo della tassazione erano espresse in once[13].

d.        I Registri dello Stato Civile.

L'anagrafe presso i Comuni, come la si intende ancora oggi, la troviamo per la prima volta istituita e codificata nel Regno delle Due Sicilie a datare dal 1808, difatti questo fu il primo stato italiano dove i Comuni furono tenuti a compilare i registri dei: Nati, Matrimoni e Morti, in applicazione del Decreto MURAT del 29 ottobre 1808, decreto che, oltre ad istituire l'anagrafe, proibì le sepolture nelle Chiese ed impose la costruzione dei Camposanti "extra moenia", fuori del perimetro degli abitati.

Gli altri Stati italiani nella prima metà dell'ottocento si limitarono a riconoscere validi e legali i registri parrocchiali, delegando i parroci al rilascio degli atti relativi, come si verificò: nel 1814 per il ducato di Lucca, nel 1817 per il Granducato di Toscana, nel 1837 per il Regno di Sardegna, infine per i territori italiani, sotto la dominazione austro ungarica, tale stato di fatto si protrasse fino al 1919 con l’annessione all’Italia.

Una ultima considerazione: per quanto attiene il Regno d'Italia la materia dello stato civile è stata per la prima volta unitariamente regolata da R.D. n.2062 del 15 novembre del 1865, ben quattro anni dopo l'unificazione, in realtà fu solo la estensione a tutto il regno "sic et simpliciter" delle disposizioni in merito già operanti nel Regno delle due Sicilie, che per altro divennero effettivamente operanti su tutto il territorio solo nel decennio successivo; e bisogna arrivare al 1939 per trovare la legge che regola ancora oggi in Italia lo stato civile: il Regio Decreto n.1238 datato 19 luglio 1939: "L' Ordinamento dello Stato Civile".

 

4.  l’ Onomastica Moderna

L’Onomastica moderna è quella scienza che studia i Cognomi in funzione della : Consistenza e Diffusione, Etimologia, Mutazioni e Classificazione dei cognomi italiani.

a.         Consistenza e Diffusione

Per la ricerca della consistenza, della diffusione sul territorio nazionale e del luogo di origine di un cognome si utilizza, a base della ricerca, l’Archivio Utenze SEAT, che, pur non fornendo una attendibilità assoluta, in queste ricerche rappresenta una fonte impareggiabile ed insostituibile.

In merito basti considerare che le utenze nell’Archivio Utenze SEAT, nettate di quelle con forme societarie, a tutto maggio 2002, ammontano a 20.112.690, che rappresentano il 35% degli oltre 57 milioni di italiani residenti.

Tale percentuale, in valere assoluto estremamente significativo, ci fornisce un coefficiente di rapporto, tra il numero dei cittadini residenti e quello degli utenti telefonici, pari:

-       su scala nazionale, a 2,86;

-       su scala regionale rispettivamente a:

·          3,58 per la Campania,

·          3,53 per la Calabria,

·          3 per: Basilicata, Puglia, Sardegna, Sicilia, Molise, Abruzzo, Marche ed Umbria,

·          2,60 per: Liguria, Piemonte, Friuli Venezia G., Trentino, Emilia Romagna Toscana e Marche,

·          2,18 per Valle d’Aosta, Lombardia e Lazio.

Questo coefficiente di rapporto è importante perché ci permette di ottenere, facilmente e con una ottima approssimazione, una stima di tutti i cittadini italiani che portano un certo cognome: basta moltiplicare il numero delle utenze per il coefficiente nazionale o, per una ricerca più affinata , operare con i coefficienti regionali.

I cognomi Italiani catalogati nell’ Archivio Utenze SEAT, sommando le microvariazioni grafiche, ammontano a circa 35.000, e quelli significativi, che hanno almeno 50 nuclei familiari, sono poco più di 14.000 e derivano nella quasi totalità da 1776 lemmi o basi cognominali[14], e l’insieme ordinato delle loro frequenza[15] costituisce la Classifica Nazionale delle frequenze dei Cognomi Italiani, classifica che raggiunge il 4542° posto.

Esaminando il quadro sinottico della frequenza dei cognomi italiani si nota che gli stessi sono stati suddivisi, senza soluzione di continuità, in tre segmenti:

-       1° segmento dalla 1^ alla 226^ posizione, segmento con frequenze molto alte ma a fattore di decremento discontinuo, in cui ogni posizione ha un solo cognome, comprende 226 cognomi, per un totale di utenze di 1.829.936 che moltiplicato per il coefficiente nazionale di proporzionalità di 2,86 ci dice che statisticamente i primi 226 cognomi assommano ad una popolazione di circa 3.814.262 pari 9,1%;

-       2° segmento con frequenze a fattore di decremento 1 costante, dalla 227^ posizione, con frequenza di n. 4316 utenze, alla 4493^ posizione con frequenza di n.50 utenze , con una distribuzione non omogenea crescente di circa 13.563 cognomi per un totale di utenze di 17.787.754 ed una popolazione di circa 50.872.976 pari al 88,44%

-       3° segmento con frequenze a fattore di decremento 1 costante, dalla 4494^ posizione con frequenza di n 49 utenze, alla 4542^ posizione con frequenza 1 utenze, con una distribuzione crescente non omogenea, che presenta, dalla 4508^ posizione, un forte addensamento dovuto alle microvariazioni, di circa 21.000 cognomi per un totale 495000 utenze ed una popolazione di circa 1415700 pari al 2,6%

 

Specchio riassuntivo delle frequenze dei Cognomi Italiani

Intervalli

N. Posiz.

N. Cognomi

N. Utenti

Popolaz

% Popolaz

1

<>

20

20

20

496278

1419355

2,47

21

<>

226

206

206

1333658

3814262

6,63

227

<>

4493

4267

13563

17787754

50872976

88,44

4494

<>

4542

49

21000

495000

1415700

2,46

TOTALI

4542

34789

20112690

57522293

100

 

 

Una nota: una frequenza molto bassa non denota quasi mai un cognome di recente formazione, a titolo di esempio il cognome AMICARELLI con una frequenza di 107 che lo colloca al 5514° posto è documentato alla fine del XVI° secolo: il primo dato storico rintracciato si riferisce all’ atto di battesimo datato 1628, in quel di Agnone (IS) di tale Francesco figlio di Agostino Amicarelli di anni 36, quindi nato intorno al 1592, ed il cognome ANTIFORA con appena 80 nuclei e il 5541° è documentato alla fine del XV° secolo: il primo dato storico rintracciato si riferisce all’ atto di battesimo datato 1498, in quel di Bari, di tale Colastefano figlio di Petropaulo de Antifora di anni 24, quindi nato intorno al 1474.

b.        Etimologia, Mutazioni

I cognomi sono stati classificati e suddivisi:

(1)        in base all’ etimologia del lemme, in tre gruppi ed in vari sottogruppi:

-      Nomi personali o individuali 37%:

·         a specifici 13%,

·         religiosi 13%,

·         medioevali volgari 10%,

·         dotti 1%,

 

-      Soprannomi 15%:

·         caratteristiche fisiche o intellettuali 8%,

·         vari e occasionali a connotazione regionale o dialettale 7%,

-      Nomi aggiunti48%:

·         etnici e toponimi 37%,

·         a specifici di incerta definizione dell’1%,

·         mestieri,professioni,ufficio o carica 10%.

 

(2)        dal punto di vista tipologico, in quattro gruppi fondamentali più uno aggiunto:

 

-      il primo gruppo, il più numeroso, comprende un prenome del genitore/genitrice, Patronimico/Ma- tronimico, o di altro avo, trattasi di cognomi aventi per etimo un nome di battesimo per lo più maschile (ma nel meridione la percentuale dei nomi femminili è significativa), con molta frequenza si presentano con la  ‘ i ‘  filale del plurale o per derivazione dal genitivo latino (forma usata sugli atti di battesimo dai sacerdoti), per cui un tale “Petrus filius Martini”, cioè “Pietro figlio di Martino” è diventato semplicemente Martini. Alcuni comprendono un doppio nome in questo caso, verosimilmente il primo indica il nome del padre il secondo quello del nonno;

 

 

-      secondo gruppo è formato da cognomi che hanno come etimo un soprannome, a volte sottolineante comportamenti o azioni compiute da parte del denominato come: Bevilacqua, Pappalardo, Mangiafico, Spezzatatene;

 

-      il terzo gruppo è composto da cognomi che hanno origine in toponimi ed etnici, cioè nomi di luoghi e aggettivi corrispondenti agli abitanti di quel luogo, fanno riferimento al località di origine degli avi, possono essere:

·          Coincidenti: il cognome coincide con il toponimo: Messina, Potenza, Viganò, talvolta preceduto da una della preposizione da o de o di;

·          aggettivali: Sorrentino, Catalano, Mantovani;

·          coincidenti con toponimi generici: Costa, Riva Castelli;

 

-      il quarto gruppo raggruppa i cognomi derivanti da nomi di titoli e cariche onorifiche, di professioni e mestieri, talvolta preceduti da un articolo o una preposizione, in particolare, in merito ai  nomi derivanti da:

·          mestieri, l’attività svolta veniva talvolta rappresentata attraverso un prodotto o un animale tipico di quel mestiere: Farina per mugnaio, Pecora per pecoraio, Frumento per agricoltore;

·          professioni, moltissimi i casi di agglutinazione per i maestri ed i notai: Mastrogiacomo, Mastrangelo, Notarnicola, Notarangelo ;

 

-      il quinto gruppo accorpa:

·          i cognomi di etimo grico, derivanti da dialetti neogreci parlati in alcune zone del Salento e della Calabria;

·          i cognomi, numerosissimi in ogni regione, assegnati, prima dai parroci e dalle monache e poi dagli ufficiali dello stato civile, ai trovatelli;

·          i cognomi  italiani risultato di adattamenti di cognomi stranieri ed ebraici, di questi ultimi alcune trasformazioni risalgono addirittura al Medio Evo.

 

Dal raffronto tra le forme cognominali ed i lemme la constatazione  immediata, che emerge sul piano formale sia descrittivo sia storico, è la grande quantità e varietà di forme cognominali derivate da una stessa base.

Tali varietà scaturiscono, di volta in volta:

-       dall’ apposizione di articoli o preposizioni;

-       dall’ utilizzo di prefissi o di suffissi, di questi ultimi  se ne riscontra una grandissima varietà;

-       per effetto di aferesi, apocope, metatesi e rotazioni;

-       per fenomeni di agglutinazione e deglutinazione;

-       per processi di assimilazione, dissimilazione, betacismo, labializzazione, lenizione, palatalizzazione e rotacismo;

-       per effetto non trascurabile della “corruptio scripti”.

 

 

 

 

 

 

 

 

A te caro Volfango ed a quanti, qualora vene fossero, che, con pazienza e comprensione, avete voluto dedicare un poco del Vostro tempo a leggere questo mio ben poco scritto, rivolgo il mio più sentito grazie, e se la Vostra attesa è stata delusa vogliate accettare le mie più sincere scuse.

Vi prego di credere sinceramente che a ciò fui mosso solo dal desiderio di far cosa gradita ad un Amico, con il quale, quant’anche non ho ancora il piacere di conoscerlo di persona, ritengo di aver in comune quei Valori e quei Sentimenti che non abbisognano di molte spiegazioni.

 

Un grazie ancora, con stima

  

Matteo Alfonso AMICARELLI   

Colonnello di Fanteria in Riserva

   


 

[1] Emilio FEDELE “ Dizionario dei Cognomi Italiani”

[2] Vedesi pag. 32

[3] I dati di Roma nelle valutazioni finali sono stati presi in esame solo in percentuale.

[4] Vedi nota 3

[5] Vedesi nota 3

[6] Enzo CAFFARELLI  “Cognomi Italiani”.

[7] Emidio De Felice opera citata.

[8] Gennaro GRANDE "Origine dei Cognomi Gentilizi nel Regno di Napoli"  in Napoli 1756

[9] da Gennaro GRANDE opera citata

[10] Venezia: Almanacco dei Dogi , registro nel quale sono elencati i Dogi della Repubblica di Venezia con i relativi  stemmi ad iniziare da Domenico TRABANICO 29° Doge (1032) ed a finire a Luigi Manin 120°ed ultimo Doge  (1797)

 

[11] Giusto quanto si osserva nel

“ QUATERNUM DE EXCADENCIIS CAPITINATE ”

factum per judicem Robbertum de Ariano et notarius

Thomasium de Avellino de mandato imperialis Maiestatis

FRIDERICI II

in questo manoscritto, che è l’inventario dei beni confiscati a vario titolo dal fisco e confluiti nella disponibilità esclusiva dell’Imperatore Federico II, in cui sono state annotare le rendite e le entrate derivanti da fitti ed enfiteusi di tutta la Capitanata dal 1220 al 1246, si  nota distintamente che i Personaggi di rango, come i due notai compilatori, sono individuati o con un patronimico/matronimico o con il toponimo di provenienza o la carica, mentre per i popolani si ricorre raramente ad identificarli con qualche riferimento al terreno o al fabbricato da loro tenuti in uso o con qualche aggettivazione, di norma per loro c’ è solo il  nome (All.ti ‘Q’),

 

[12] Siena: Registri delle BICHERNE, registri delle entrate e delle uscite, dal 1° (luglio – dicembre 1258), al 135° ed ultimo (1677 – 1682), che sulla tavoletta di copertina riportano il nome ed il cognome, con i rispettivi stemmi, dei Provveditori e del Camarlingo. 

 

[13] l’oncia era una antica unità di peso e moneta di conto e che nel 1749 Carlo di Borbone trasformò da moneta di conto in moneta reale, stabilendo che un'oncia dovesse essere una moneta d'oro pari al valore di 6 ducati.

[14] Emidio De Felice opera citata.

[15] Frequenza in gergo sta ad indicare il numero dei nuclei familiari con lo stesso cognome